La giusta scelta per l’impermeabilizzazione controterra

Abusi edilizi: il dilemma della prescrizione - Studio Andrea Mancuso 2000 Firenze

Occorre porre particolare attenzione sia in fase di costruzione e nel corso del tempo, la tenuta all’acqua, il drenaggio e la protezione per le strutture controterra, quali solai, muri e fondazioni, che potrebbero essere soggette a danneggiamento e alterazioni delle membrane bituminose.

Uno dei maggiori rischi che le strutture controterra posso correre è l’attacco dell’acqua presente nel terreno.

Acqua che si può presentare sotto varie forme:

  • ascendente dal suolo per capillarità  o per spinta in presenza di una falda freatica;
  • acqua meteorica di dilavamento;
  • acqua prodotta e contenuta sotto forma di vapore.

L’acqua è in grado di provocare notevoli alterazioni alle strutture controterra, indipendentemente dal fatto che siano in laterizio, pietra o calcestruzzo, per questo è necessario ricorrere all’impermeabilizzazione delle opere controterra.

L’impermeabilizzazione controterra deve assolvere contemporaneamente alle funzioni di:

  • tenuta all’acqua: impedire che l’acqua penetri e intacchi le strutture controterra;
  • drenaggio: permettere all’acqua di defluire ed essere così smaltita;
  • protezione: resistere agli agenti chimici, ai batteri e alle muffe presenti nella terra, nonché impedire all’apparato radicale della vegetazione circostante l’edificio di perforare l’impermeabilizzazione.

La durata del rivestimento dovrà essere pari a quello dell’opera protetta, perché gli interventi di ripristino sono di difficile realizzazione oltreché estremamente costosi.

L’impermeabilizzazione delle strutture controterra può essere realizzata con:

  • membrane a base bituminosa;
  • membrane non bituminose.

Una membrana impermeabilizzante deve possedere le seguenti caratteristiche:

  • impenetrabile dall’acqua;
  • resistenza agli agenti atmosferici;
  • essere resistente a qualsiasi sostanza aggressiva di natura acida e basica;
  • resistente alle sollecitazioni meccaniche ed elastiche; in particolar modo deve essere resistente al punzonamento (non perforabile) e alla lacerazione;
  • resistente al fuoco.

Per entrambe le tipologie di materiale si può sintetizzare la tecnica di posa in questo modo: le membrane vengono stese sulla struttura in uno o più strati sovrapposti, al di sopra del sistema viene generalmente posata una protezione formata da guaina con capacità drenanti.

 

Impermeabilizzazione controterra, membrane a base bituminosa

Sono membrane confezionate in rotoli e sono formate da un “impasto” a base di bitume : una matrice di bitume e additivi polimerici, in cui si nasconde di efficacia, in quanto la sinergia di questi componenti crea un materiale con notevoli caratteristiche.

La componente polimerica determina in particolar modo il comportamento elastico della membrana, ossia quella capacità di ritornare, dopo uno sforzo, alla forma originaria.

Pertanto, la membrana a base bituminosa potrà essere:

  • plastomerica: superato un certo limite di carico la deformazione è irreversibile;
  • elastomerica: la deformazione sotto carico è completamente reversibile, ma richiede una posa altamente specializzata;
  • elastoplastomerica: ha un comportamento misto tra le precedenti soluzioni.

La posa di una membrana a base bituminosa si divide in 4 fasi: stesura di un primer (promotore di adesione) sulla struttura da proteggere, incollaggio della membrana a caldo con l’uso della fiamma, saldatura a fiamma delle sovrapposizioni, applicazione di uno strato di protezione.

(fonte edilportale)

Video: come realizzare un sistema impermeabile per muri contro terra ©POLYGLASS